Chiara Luppi. “Cant-attrice” di origine italo-armena. La voce è dolce e con evidente sensibilità Soul.
Ha studiato canto, piano, teatro ed è architetto.
Chiara, via il dente via il dolore, com’è iniziato il tutto?
Nella corale del Duomo di Rovigo dove cantava la Zia Lella. Lì la domenica facevano dei veri e propri concerti e le prove erano una cosa incredibile, con un direttore d’orchestra ed io stavo lì, ad ascoltare l’incontrarsi delle voci, rapita dalla bellezza della musica.
Quindi hai iniziato giovanissima?
A dire la verità no, ho iniziato con un’insegnante di canto privatamente a 18 anni circa, che di questi tempi, per chi vuole fare la cantante, pare sia già tardi.
Anche se il vero snodo è stato da piccola quando sono stata punta da un’ape sulla parotide.
Ho subito 7 interventi che mi hanno portato ad una semi paresi facciale e vi devo dire che, sì, questo evento nonostante abbia condizionato la mia vita, mi ha lasciato lo spazio mentale per inseguire i sogni che avevo ed è così che mi sono affidata alla musica, che per me è stata lo sport dello spirito.
Ti definiscono cant-Attrice, hai studiato infatti anche teatro. Le tue prime esperienze sono più teatrali. Corretto?
Ho fatto parte di gruppi teatrali dove facevamo opere popolari e musical, ho studiato anche con Dino Palmieri, però io sono una tipa molto garage, infatti ho suonato in molti locali, ma sopratutto ho suonato quasi tutto.
Ho fatto parte di cover band rock, di un gruppo Rhythm e Blues e poi sono entrata nel coro Gospel le Notenere.
Nel 2009 ti sei presentata a Sanremo giovani, com’è andata?
Sì,con il pezzo “Per un attimo”, un tango che ho scritto con Matteucci, Malaman e Pastore.
Sono arrivata Ottava su 99, ma non sono riuscita ad esibirmi sul palco dell’Ariston.
Fino a che ad un certo punto, chi ti ha chiamata?
Riccardo Cocciante per il Colossal Giulietta e Romeo. Ho fatto 7 provini per essere presa, ma all’ultimo ho avuto un attacco di panico, sono stata male tutta la notte e non sono riuscita a sostenere il provino.
Ma un mese dopo mi è arrivata la telefonata del direttore dell’arena di Verona, che mi ha comunicato che Cocciante mi aveva scelto… immaginatevi la mia reazione, vi dirò, non avevo mai smesso di sperare.
Ci riesci a spiegare l’impatto con l’Arena di Verona?
Entri e respiri anni di storia e di architettura e già la mia parte di architetto è assolutamente appagata dall’impatto, poi apri gli occhi e incroci gli sguardi della gente, li vedi e ti sembra di essere abbracciata da loro.
Queste sono le emozioni per le quali vive un cantante quando si esibisce su quel palco magico.
Com’è lavorare con Riccardo Cocciante?
Io sono arrivata che lui aveva già ottenuto un successo incredibile con le sue produzioni di musical opere popolari, è una persona molto precisa, sempre presente durante le prove e non ti dà niente se non lo meriti.
Come dicevo è un perfezionista e tende a mettere in competizione i cantanti fra loro per stimolarli a dare il massimo, anche se per quanto mi riguarda, per come sono fatta io, questo non si confà alle mie caratteristiche, io lavoro meglio quando c’è spirito di gruppo e collaborazione .
Poi Cocciante però l’hai incrociato ancora?
Sì, a the Voice Of Italy
Ci racconti l’esperienza ?
Vi dirò, ci sono cose positive e cose che sicuramente non mi sono piaciute.
Io ho partecipato alla prima edizione e la produzione, oltre a quelli che si sono presentati spontaneamente, ha chiamato artisti che avevano nel loro data base perché già conoscevano. Io ero una di quelli, avendo lavorato per alcune produzioni Rai.
Ho fatto le preselezioni e poi le selezioni anche davanti alle telecamere, con tanti altri artisti provenienti da esperienze teatrali, e sono stata scelta per le “blind edition”.
Fin qui una bella esperienza, poi ci sono cose che mi sono piaciute meno, ad esempio il fatto che nelle interviste che ti fanno nel pre-gara, ti portano a commercializzare i tuoi sentimenti.
Mi spiego, a me hanno fatto un’intervista di un’ora e nel minuto e mezzo trasmesso in tv, hanno mostrato solo quando ho pianto dopo una serie di insistenti domande sulla perdita di mio padre. Tutto il resto di Chiara Luppi, di me, che amo e sorrido alla vita evidentemente avrebbe portato meno like!
Inoltre ci sarebbe da dire qualcosa anche sui passaggi dei turni, visto che diversi cantanti avevano un manager ed io, per caso, ero venuta a conoscenza dei passaggi tv che avrei potuto fare.
Recentemente abbiamo pubblicato un articolo che diceva come i talent stiano sparendo e sfornino sempre meno artisti. Sei concorde con questo o pensi che i talent siano una buona rampa di lancio?
Sono sicuramente una scorciatoia e molti cantanti preferiscono provare questa, piuttosto che fare gavetta e suonare nei locali. E’ una via che può sembrare comoda, ma non è detto, di certo rifletterei sul fatto che forse ci si aspetta che altri costruiscano il nostro successo.
Quanti artisti che ricordiamo sono usciti dai talent? Se togliamo quelli usciti da Maria de Filippi, gli altri si contano veramente sulle dita di una mano.
Tu hai collaborato ad oggi con tanti grandi artisti, ci fai qualche nome?
Beh tra gli italiani posso dire che ho aperto il concerto di Zucchero a Parma, quello di Mario Biondi al Piper di Roma, ho fatto i cori o come si dice “backing vocals” e duettato in due brani con Umberto Tozzi nel suo ultimo lavoro Yesterday-Today e poi ho avuto il piacere di suonare con i più grandi Larry Ray (the Temptations), Tony Momrelle (Incognito e Hearth Wind & Fire), Sarah Jane Morris, Ronny Jones, James Thompson, Vincent Williams, Durga Mc Broom (dei Pink Floyd), per citarne alcuni.
Produzioni come solista?
A fine anno uscirà il mio primo album da solista, sono molto emozionata perché dentro l’album ci sarà tutta me stessa, infatti troverete pezzi rock, soul, blues e chi più ne ha più ne metta.
Sarà un album ricco di sonorità e colore, mi piacerebbe che la gente quando lo ascolta, potesse sentire tutte le influenze artistiche che hanno attraversato la mia vita .
Devo trovare il nome dell’album, avete qualche idea?
Sono alla ricerca di un titolo che esprima chi sono io e il mio modo di pensare e sentire.
Come dicevo per me la musica è un’esperienza da vivere a 360° e concordo con quanto scritto da Eco in Utopia, ovvero che imparare più lavori dà valore all’arte.
Ok, allora ci pensiamo e vediamo se riusciamo a trovarti un titolo, a patto che però se ti piace ci citi eh?
Assolutamente sì.
Chiara, grazie mille, è stata una bellissima chiacchierata. Solitamente chiudiamo qui, però vorremmo con te fare un gioco di marzulliana memoria e chiederti di farti una domanda e darti una risposta…
Ecco… potrei fare una domanda tipo…
Se hai paura di cosa hai paura?
Di ingrassare, di avere paura, di sentirmi debole e non avere la forza per reagire, di non provare più alcun sentimento e di chi ti chiede: “Ma tutta sta fatica devo fare per cantare?”. Eh sì, perché cantare è la forza delle parole e del pensiero.
Grazie Chiara!
Grazie a voi.